La settimana scorsa il governo ha annunciato di aver raggiunto un accordo con le banche alleviare le famiglie ipotecate prima che i tassi di interesse aumentino. Anche se inizialmente un titolo del genere può sembrare una brutta notizia, dato che i tassi di interesse stanno appena aumentando e stiamo già assistendo a “salvataggi” per coloro che hanno preso prestiti oltre le loro possibilità, se fate una piccola ricerca sulle misure specifiche, vedrete che sono non sono così male.
Ogni volta che sono previsti sgravi per gruppi che hanno adottato comportamenti eccessivamente rischiosi, si ha l’impressione che sia così vengono incoraggiati comportamenti sbagliati e quindi non è una buona idea. Ma in questa occasione sono diversi i fattori che rendono corrette le misurazioni.
Quello che il Governo ha concordato con la banca
La prima cosa è rivedere quanto concordato. Fondamentalmente è una modifica del Codice di Buona Praticala cui adesione da parte delle banche è volontaria, ma obbligatoria una volta che hanno deciso di aderire.
Queste modifiche sono due: una per le famiglie più vulnerabili (con redditi inferiori a tre volte l’IPREM, 25.200 euro annui) e famiglie con qualche vulnerabilità leggermente inferiore (redditi inferiori a tre volte e mezzo l’IPREM, 29.400 euro).
Le famiglie più vulnerabili hanno un periodo di grazia di due anni, un tasso di interesse ridotto in questi anni ed estendere la durata del mutuo fino a sette anni. Si stima che potranno beneficiare di questa misura 300mila famiglie.
Le famiglie che soddisfano il secondo criterio di reddito possono beneficiare di alcuni miglioramenti se la rata del mutuo supera i 30% di reddito e se la rata è aumentata di almeno 20%. In questo caso possono congelare la quota per 12 mesiavere un tasso di interesse ridotto durante questo periodo ed estendere la durata fino a sette anni.
Inoltre si ridurranno e lo saranno anche i costi per il passaggio del mutuo da tasso variabile a tasso fisso ridurranno le commissioni per l'estinzione anticipata. Un argomento interessante perché può fare una grande differenza.
Buono per i colpiti, buono per le banche, niente soldi pubblici
La prima notizia positiva è chiara: queste misure sono un sollievo per le famiglie vulnerabili i cui mutui sono in aumento. Al di là se siano stati incauti nel non prevedere l'aumento dei tassi che tutti gli esperti annunciavano (perché in realtà i mutui più colpiti dagli aumenti delle rate sono quelli sottoscritti negli ultimi cinque anni, a causa del sistema di ammortamento francese) la verità è che generalmente Questo tipo di famiglia ha meno informazioni.
Se la storia ci insegna che i grandi esperti sono capaci di sottovalutare i rischi del mercato (basta guardare il comportamento delle banche di tutto il mondo poco prima della Grande Recessione), non diciamo altro. persone a basso reddito.
D'altro canto, la misura va a vantaggio delle banche, che preferiscono avere un reddito leggermente inferiore a breve termine piuttosto che dover mantenere case che non sanno vendere correttamente e che non è la loro attività principale. Di queste misure beneficiano quindi anche le banche, che lo sono anche chiaro e sveglio.
E infine c’è un terzo grande vantaggio: non si parla di mettere soldi pubblici per dare sollievo alle famiglie. Sono semplicemente misure di sollievo in cui il governo ha mediato tra molte famiglie colpite ma non collegate e la banca.
Sono incentivi perversi?
La principale critica che si può muovere a questo provvedimento, quindi, è che può incoraggiare comportamenti scorretti, cioè sono incentivi perversi. Chi pensa di accendere un mutuo adesso, anziché stipulare un mutuo a tasso fisso come si raccomanda da anni, stipulerà un mutuo a tasso variabile e Se vengono male, saprai che c'è un salvataggio.
Tuttavia, se le misure vengono studiate attentamente, diventa chiaro che sì, sono un sollievo a breve termine, ma il costo viene pagato dal mutuatario (insieme alle banche per un certo periodo a tassi più bassi). I periodi di grazia o il blocco dei pagamenti fanno sì che il capitale aumenti, il che significa che quando termina il pagamento della casa sarà stato pagato più di quanto inizialmente concordato.
Estendere la durata del mutuo fino a 7 anni ha lo stesso effetto: le rate sono inferiori, ma alla fine della vita del mutuo ne saranno state pagate di più. Si tratta, quindi, di un sollievo temporaneo, ma tale non implica un “riscatto” di per sé. Nessuno, quindi, dovrebbe prendere in considerazione questi meccanismi se non sono considerati strettamente necessari per salvare l’economia familiare. Non sono, a mio parere, incentivi perversi.